CADONO i palazzi in Portogallo

anche nelle vie del centro, non fanno mica gli schizzinosi.
Ma non drammatizziamo, spesso è anche per pigrizia, riferiscono i portoghesi.
Qui i palazzinari non si danno un granché da fare, e i vetri rotti son pronta scenografia.

Invece se andrete in Portogallo in cerca di un clone, sappiate che molto spesso non lo si trova. Mi dicevano ma portateli i fazzoletti a Porto, ‘ché la malinconia è torrida e superba, ma non m’è parso vero. A Porto le bariste mandano i baci e consigliano le sfogliatelle di Napoleone, “uomo francese”. E le cameriere d’una certa età, sanno almeno due lingue. E i giovinotti ti cedono un regno in cambio di niente, e il vino buono costa un euro e ottanta, ma caffè e pastel, meno.
Non l’abbiamo scelto di essere atlantici e nostalgici, ce lo diciamo però con quest’orgoglio fonetico tutto nostro, con uno sguardo scuro.

Tutto l’oceano l’abbiamo nascosto. Si usa così, in Europa, c’è sempre un fiume a separare il mal comune.
Conquistatori pentiti, ogni pontile è una saudade di pietra, ha scritto il navigante.

Cadono i palazzi in Portogallo, ma per pigrizia non li raccolgono.

Oporto. Matosinhos. Lisboa. Belém.
Luglio 2014.
(e giugno 2016)

 

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